I piccoli doni fanno crescere le grandi amicizie, anche se rimane qualche spina fastidiosa | Diocesi di Trivento

Riflessioni

I piccoli doni fanno crescere le grandi amicizie, anche se rimane qualche spina fastidiosa

I piccoli doni fanno crescere le grandi amicizie, anche se rimane qualche spina fastidiosa Non basta strapparsi le vesti, in questa occasione, occorre cambiare il cuore (Gioele 2,13).

Dopo le lacrime abbondanti, dopo le tante parole e le intime emozioni c’è ancora qualcuno che si chiede: ma perchè Rita ha voluto fare la volontaria? C’è una strada per imparare ad amare, disinteressatamente, gli altri? Quale percorso formativo bisogna intraprendere, se si vuole operativamente raccogliere l’eredità di Rita?

Vorrei tentare di tracciare uno schema semplice e convincente: bisogna rivestirsi di coraggio, imparare a fare doni agli altri e saper donare se stessi.

Come prima cosa ci si deve armare di coraggio di vita, si devono fare quotidianamente esercizi di coraggio, anche se alcuni, pessimisticamente, affermano che: specialmente oggi il coraggio è una delle qualità più cospicue solo dell'uomo che si trova al sicuro (tale Bierce Ambrose), oppure fino alla morte nessuno può essere sicuro del proprio coraggio (cfr. Anouilh, Jean) o che il coraggio è la via di mezzo fra la temerarietà e la viltà (vedi Aristotele). Rita probabilmente è stata una donna che ha preferito morire in piedi, piuttosto che vivere in ginocchio come, invece purtroppo, fanno molti che si piegano ai cattivi e li fanno apparire forti, proprio perché quelli che sono creduti i buoni sono semplicemente deboli contro il male. Il suo gesto generosissimo di aver voluto difendere ad ogni costo, fino al sangue, la madre ne ha fatto senz’altro una persona che si può fregiare del marchio di eroismo. Ma penso che tutto sia partito da molto lontano, da quanto lei, prima dei tanti gesti nobili e altruisti nel volontariato, è stata capace di fare, fin dall’infanzia, con amore e generosità, le piccole cose umili di ogni giornata.

E così anche noi, giorno dopo giorno, crescendo con l’età e negli studi, dovremmo capire che i piccoli doni fanno crescere grandi amicizie, più si dona il proprio cuore, meno ci si impoverisce, soprattutto perchè il modo di donare vale molto di più di ciò che si dona, e che, infine, al termine della vita ritroveremo solo quello che abbiamo saputo donare agli altri (cfr. Raul Follerau).

Durante la partecipatissima fiaccolata mi è tornata alla mente la frase che san Carlo Borromeo aveva pronunciato sul letto di morte: la candela, per far lume agli altri, deve consumar se stessa. Così dobbiamo far noi: consumare noi stessi per dar buon esempio agli altri. Purtroppo noi fatichiamo a camminare, per il peso del cuore, per il carico dei doni che non abbiamo ancora donati (vedi Tagore, Rabindranath), Rita invece non ha fatto chiacchiere inutili, lei ha dato la vita e, sappiamo bene che il dono della vita è un seme potente che presto farà germogliare frutti copiosi.Don Mimì FazioliTrivento (CB), 30 dicembre 2015

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