NewsNOTTE BIANCA DELLA MISERICORDIA A TORELLA DEL SANNIO 3 GIUGNO 2016«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».Queste parole tratte dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-21), rappresentano appieno il tema trattato dal Vescovo della nostra Dicoesi, Monsignor Domenico Angelo Scotti, nella notte dello scorso venerdì 3 Giugno 2016, quando il piccolo borgo di Torella del Sannio, in un’atmosfera magica di preghiera e di festa, si è tinto dei colori del Sacro Cuore di Gesù, vivendo uno dei momenti più importanti di questo Anno Santo, la “Notte Bianca della Misericordia”.Sotto una delle tende dell’amore, posizionate proprio al centro della piazza principale del piccolo paesino di montagna, il Vescovo Scotti, dinanzi a decine e decine di adulti, anziani, ragazzi e bambini, ha parlato proprio di Gesù buon pastore, di come Egli stesso si descriva come il pastore che dona la vita per le sue pecore. Un altro richiamo di questa descrizione di Gesù, citato da Sua Eccellenza, è quello che ritroviamo nella Parabola della pecora smarrita (Mt 18,12-14 e Lc 15,1-7 ).Gesù buon pastore è pronto a dare la propria vita per le pecore; entra infatti per la porta del recinto, mentre l'estraneo vi sale da un'altra parte come un ladro o un brigante; il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce; chiama le pecore una per una e le conduce fuori camminando alla loro testa; le pecore non seguono l'estraneo, ma fuggono via da lui e non conoscono la sua voce.Gesù è allora la porta del recintoe tutti noi siamo le sue pecore e chi passa attraverso di lui sarà salvo.La Notte Bianca è stata curata dal Parroco Don Antonio Adducchio, che con il suo carisma è riuscito a coinvolgere un notevole numero di persone e alla manifestazione hanno collaborato anche tutti i membri della Pro Loco ed il Priore della Congregazione del SS. Rosario, che ha offerto il suo grandissimo aiuto per garantire che l’evento, iniziato alle 21.30 e protrattosi fino alle 3.00 del mattino, riuscisse in maniera impeccabile.La serata è stata animata da iniziative differenti, dai balletti delle bambine del luogo accompagnate dalla loro insegnante, alla caccia al tesoro, cui i bambini hanno preso parte coi loro genitori, aiutati dalle catechiste, ai canti del Nuovo Millennio, alla pasta buona e fumente che ha riscaldato anche gli animi, al gioco del calcio-tennis che ha unito adulti e bambini, al trionfo di dolci fatti in casa che avevano il sapore antico dei manicaretti genuini delle nonne di una volta. Ma, cosa più importante, la comunione con il Signore. Da non dimenticare la bellissima testimonianza di Catia della comunità Nuovi Orizzonti di Guglionesi, acompagnata da don Daniele e altri amici. Una bellissima tenda, decorata con stoffe deliziose, ha fatto da tetto all’Adorazione Eucaristica e poco più in là, in una tenda più piccola, più raccolta, c’era la possibilità di confessare le proprie colpe e di liberare il proprio cuore dalle negatività, dialogando con uno dei sacerdoti accorsi alla magnifica serata. Dunque era Gesù il centro della meravigliosa notte il cui il cielo tempestato da miliardi di stelle luminose, rendeva davvero mistica l’atmosfera già sacra. È stato emozionante sentirsi così vicini a Lui tutti insieme, tutti uniti sotto la stessa luna, sotto la stessa tenda. Mi viene allora da pensare all’ultima cena di Gesù coi discepoli, e ancora una volta il mio pensiero va al Vangelo di Giovanni che sto scoprendo negli ultimi mesi e che trovo sorprendente per la ricchezza di simboli e di signifati che racchiude.Il capitolo sull'ultima cena inizia così:“Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò:«In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo a chi di loro il Signore si riferisse. Allora Giovanni, il discepolo che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di’, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?»”.Si tratta di una descrizione breve ma molto importante, in cui il discepolo amato, al cenno di Pietro, si reclina verso il Maestro ad altezza del cuore per porgere la domanda ed ascoltare la Sua risposta.Il discepolo prediletto ascolta la risposta di Gesù quindi non solo dalle Sue parole ma anche dal battito del Suo cuore che probabilmente era agitato, perchè sicuramente era deluso, rattristato per quello che stava succedendo, per il tradimento in corso del suo amico, di uno dei dodici.Il discepolo che Gesù amava pone il capo sul Suo petto e sente il battito forte del cuore di Gesù: che emozione! Questo vuol dire condividere l'amicizia, l'essere padri e figli, l'essere una famiglia sola, parlarsi, ascoltarsi anche col cuore. E questo è quello che ho sentito durante la Notte Bianca della Misericordia.Sabrina IzziTorella del Sannio, 9 giugno 2016Condividi pagina