RENDIMENTO DI GRAZIE PER I 40 ANNI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE NELLA DIOCESI DI TRIVENTO | Diocesi di Trivento

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RENDIMENTO DI GRAZIE PER I 40 ANNI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE NELLA DIOCESI DI TRIVENTO

RENDIMENTO DI GRAZIE PER I 40 ANNI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE NELLA DIOCESI DI TRIVENTOVOGLIAMO RINGRAZIARE CON PROFONDA GRATITUDINE E GRANDISSIMA GIOIA IL SIGNORE E LA SANTA VERGINE MARIA PER IL DONO DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE CHE, ATTRAVERSO L’ANNUNCIO DEL KERYGMA E LA RISCOPERTA DEL BATTESIMO, CI HA FATTO SPERIMENTARE LA MATERNITA’ DELLA CHIESA E TROVARE LA BELLEZZA DELLA FEDE;

CI SONO STATI I PECCATI, I LIMITI E GLI SBAGLI, MA SU TUTTO HA PREVALSO LA MISERICORDIA DI DIO.
DOPO TRAVAGLI E SUCCESSI, FALLIMENTI E VITTORIE, 40 ANNI DEL CAMMINO NELLA DIOCESI DI TRIVENTO TESTIMONIANO LA FEDELTÀ DEL SIGNORE.


TI INVITIAMO A CONDIVIDERE LA NOSTRA GIOIA NELLE CELEBRAZIONI PRESSO LA CHIESA MADRE DI MONTEFALCONE
  • MERCOLEDI 23 NOVEMBRE 2016 ORE 20.30
    STORIA DEL CAMMINO E TESTIMONIANZE
  • SABATO 26 NOVEMBRE 2016 ORE 18.00
    • LITURGIA EUCARISTICA
    • AGAPE FRATERNA

Il Cammino neocatecumenale è iniziato nella Diocesi di Trivento nella parrocchia San Silvestro in Montefalcone nel Sannio il 27 novembre 1976 su proposta dell’equipe di catechisti di Bojano accettata dall’allora parroco Don Nicola D’Amico col consenso del Vescovo Mons. Enzio D'Antonio.

Questa esperienza si inserì nel percorso di fede che Don Nicola aveva iniziato nella sua parrocchia.
Per molti fu un momento di rottura in quanto stravolse la pastorale sacramentale e, in linea con il Concilio Ecumenico Vaticano II, spalancò le porte della Chiesa prospettando una pastorale di evangelizzazione.

Da allora ad oggi, oltre che nella parrocchia di Montefalcone, sono state fatte evangelizzazioni a Trivento, Agnone, Torrebruna, Celenza sul Trigno, Castiglione Messer Marino, Bagnoli sul Trigno, Casalciprano, Duronia, Guardiabruna, San Giovanni Lipioni e, in questi 40 anni, tante persone hanno seguito il percorso spirituale scandito dalla Parola e dall’ Eucaristia settimanali e, nel corso degli anni, dagli scrutini battesimali. Si sono formate famiglie, sono nati numerosi figli ai quali è stata trasmessa la fede dai loro genitori, sono stati suscitati carismi e valorizzate competenze. Molte di queste persone sono state chiamate in cielo con una morte santa, confortata dai sacramenti e dall’amore dei fratelli.

Attualmente nella diocesi di Trivento sono presenti 3 Comunità nella parrocchia San Silvestro in Montefalcone nel Sannio.

Nota storica sul cammino Neocatecumenale
a cura di Ezechiele Pasotti
Nel 1964, Francisco (Kiko) Argüello, un pittore nato a León (Spagna), e Carmen Hernández, laureata in chimica e formatasi nell'Istituto Misioneras de Cristo Jesús, si incontrano tra i baraccati di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid. Dopo tre anni, in questo ambiente composto soprattutto da poveri, si forma una sintesi kerigmatico-catechetica che, sostenuta dalla Parola di Dio, dalla Liturgia e dall'esperienza comunitaria, e sulla scia del Concilio Vaticano II, diventerà la base di ciò che il Cammino Neocatecumenale porterà in tutto il mondo.

Dalle baracche l'esperienza passa presto ad alcune parrocchie di Madrid e di Zamora. Nel confronto, al quale fu sottomessa la sintesi kerigmatico-catechetica formatasi tra i baraccati di Palomeras Altas, presto si vide come nelle parrocchie soprattutto benestanti le catechesi erano usate per "sopravvestirsi", come conferenze, non come un cammino di conversione e di "kenosis", dove far morire a poco a poco l'uomo vecchio, per poter essere rivestiti della nuova creazione nello Spirito Santo.

Così gradualmente venne apparendo il Battesimo, come cammino da percorrere per arrivare a una fede adulta, capace di rispondere ai cambiamenti sociali che si stavano verificando.
Ben presto apparve la necessità di fare una prima riflessione sull'esperienza di ciò che stava accadendo, di ciò che il Signore stava compiendo in quelle comunità. Nell'aprile del 1970, a Majadahonda, nei pressi di Madrid, gli iniziatori del Cammino, Kiko e Carmen, insieme ai responsabili, presbiteri e qualche parroco delle prime comunità esistenti, si riunirono per fare una prima riflessione su ciò che lo Spirito Santo stava attuando in mezzo a loro. Si preparò un questionario con una domanda base: Che cosa sono queste comunità che stanno sorgendo nelle parrocchie?

Dopo tre giorni di preghiera e di lavoro si giunse, all'unanimità, a questa riposta:

Che cos'è la ComunitÃ
- La comunità è la Chiesa: che è il Corpo visibile del Cristo risorto. Nasce dall'annuncio della "Buona Novella" che è Cristo, vincitore in noi di tutto quello che ci uccide e distrugge.
- Questo annuncio è apostolico: unità e dipendenza dal Vescovo, garanzia della verità e della universalità.
- Siamo chiamati da Dio a essere sacramento di salvezza all'interno dell'attuale struttura parrocchiale; inizia un cammino verso la fede adulta, attraverso un Catecumenato vissuto mediante il tripode: Parola di Dio, Liturgia e Comunità.

Missione di queste comunità nell'attuale struttura delle Chiese
- Rendere visibile un nuovo modo di vivere oggi il Vangelo, tenendo presente le profonde esigenze dell'uomo e il momento storico della Chiesa.
- Aprire un cammino. Chiamare a conversione.
- Non si impongono. Sentono il dovere di non distruggere niente, di rispettare tutto, presentando il frutto di una Chiesa che si rinnova e che dice ai suoi Padri che sono stati fecondi, perché da essi sono nate.

Come si realizza questa missione
- Queste comunità sono nate e desiderano rimanere dentro la Parrocchia, con il Parroco, per dare i segni della fede: l'amore e l'unità. "Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli" (Gv 13,34-35). "Padre, io in essi e tu in me; affinché siano perfettamente uno e il mondo sappia che tu mi hai mandato" (Gv 17,23). L'amore nella dimensione della Croce e l'unità sono i segni che creano gli interrogativi necessari perché si possa annunciare Gesù Cristo (...).

Al termine della convivenza venne l'allora Arcivescovo di Madrid, che già aveva conosciuto l'esperienza delle baracche e aveva invitato a portarla nelle parrocchie. Gli venne letta la riflessione maturata durante l'incontro. L'Arcivescovo, dopo averla ascoltata, esordì dicendo: "Se l'avessi scritta io, sarebbe la pagina più bella della mia vita".

Alcuni anni più tardi, quando il Cammino era già diffuso in molte parrocchie di Roma e in varie diocesi d'Italia, gli iniziatori furono chiamati dalla Congregazione del Culto divino, perché volevano sapere in che cosa consisteva quell'itinerario di riscoperta del Battesimo e i riti che facevamo. L'allora Segretario della Congregazione, Mons. Annibale Bugnini, e il gruppo di esperti che erano con lui, rimasero enormemente impressionati nel vedere che ciò che stavano elaborando da alcuni anni sul catecumenato per gli adulti - e che presto sarebbe stato pubblicato come "Ordo Initiationis Christianae Adultorum" (OICA) -, lo Spirito Santo, partendo dai poveri, lo stava già mettendo in opera. Dopo due anni di studio di ciò che le comunità facevano, pubblicarono nella rivista ufficiale della Congregazione (Notitiae), in latino, per tutta la Chiesa, una nota laudatoria: "Praeclarum exemplar" dell'opera che stava svolgendo il Cammino neocatecumenale. Con loro si concordò il nome da dare al Cammino: "Neocatecumenato", come itinerario di formazione cristiana post-battesimale che segue le indicazioni proposte nel Capitolo IV dello stesso Ordo. In esso si dice infatti che alcuni riti per i non battezzati, proposti dall'OICA possano essere adattati anche a coloro che sono già battezzati, ma non sufficientemente catechizzati.

Insieme a questi momenti salienti della storia del Cammino, va ricordata la caratteristica di fondo che lo costituisce e che lo Statuto riconosce: la possibilità di vivere la vita cristiana in comunità, recuperando il modello ecclesiale dei primi secoli.

Il Cammino neocatecumenale si è proposto, sin dal suo sorgere, come un cammino di iniziazione alla fede: non è una spiritualità particolare, ma un cammino di gestazione, "un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni" (Giovanni Paolo II, Lettera "Ogniqualvolta").

È un processo di maturazione alla fede che ricostruisce la comunità cristiana: e questa diventa segno per il mondo, resiste al processo di secolarizzazione. In questo cammino di fede verso la radicalità del proprio Battesimo diventa centrale la comunità cristiana e, come nucleo fondamentale di essa, la famiglia. È in seno ad una comunità cristiana concreta che si fa, in prima persona, un'esperienza viva e diretta della vita cristiana. Si riceve una parola, che si fa liturgia, che cresce, poco a poco, in koinonia, in comunità. Dio stesso è comunità di persone.

Molti sono stati i doni dello Spirito che hanno caratterizzato lo sviluppo del Cammino, in particolare i Catechisti itineranti, le Famiglie in missione, i Seminari "Redemptoris Mater".
Vari Vescovi, preoccupati per la situazione di secolarizzazione presente in tante parrocchie, vedendo che in quelle parrocchie dove era nato il Cammino Neocatecumenale si costituivano delle piccole comunità vive, piene di lontani, hanno sollecitato di poter aprire lo stesso percorso di iniziazione cristiana, chiedendo catechisti da altre città e nazioni. Ciò ha dato luogo alla nascita dei Catechisti itineranti. Negli incontri dei catechisti si espongono queste richieste dei Vescovi e si invitano liberamente coloro che si sentono chiamati partire per annunziare il Vangelo a rendersi disponibili a tale missione, in base al mandato del proprio battesimo. Appare così di nuovo un modello di Chiesa primitiva evangelizzata da apostoli e catechisti itineranti, senza che questi formino nessun gruppo particolare. Essi restano inseriti nelle proprie comunità e parrocchie, dalle quali partono e alle quali ritornano periodicamente.

Così, a poco a poco, attraverso l'esperienza e in tante convivenze di formazione, si sono costituite équipes itineranti di evangelizzazione, formate da donne e uomini celibi, o da coppie, e da un sacerdote che ottiene il permesso dal proprio Vescovo o dal proprio Superiore religioso. Esse vanno durante un tempo in un'altra diocesi, d'accordo con il Vescovo che li chiama, ad aprire il Cammino Neocatecumenale nelle parrocchie. Detta struttura di evangelizzazione, come un'impalcatura, è coordinata dall'Équipe responsabile del Cammino Neocatecumenale, composta dagli iniziatori, Kiko e Carmen, e da un presbitero, Padre Mario Pezzi. Così, nell'arco di questi anni, il Cammino si è esteso nei 5 continenti.

Di fronte alla situazione del Nord Europa, dove la secolarizzazione dura ormai da molti anni, la Chiesa si va riducendo e si trova in una situazione di debolezza estrema - soprattutto è distrutta la famiglia -, ispirati dalle parola del Santo Padre, Kiko e Carmen hanno visto la necessità di inviare famiglie in missione, sia per fondare la chiesa in alcune zone di "terra nullius", come una "implantatio Ecclesiae", sia per aiutare a rafforzare le comunità esistenti con famiglie che mostrino il volto di una "famiglia cristiana".

Anche nell'America del Sud, a causa dell'enorme emigrazione dalle campagne verso le periferie delle grandi città e della scarsità del clero per aprire nuove parrocchie, questi enormi agglomerati urbani sono preda delle sette. I vescovi, vista la forza di evangelizzazione che ha il Cammino, hanno chiesto l'invio di famiglie in questi centri periferici, spesso baraccopoli immense, per formare nuclei di evangelizzazione che possano contenere le sette, formando piccole comunità, nell'attesa di poter inviare un presbitero e fondare nuove parrocchie.
Tutto ciò ha fatto sì che il Santo Padre Giovanni Paolo II nell'anno 1988 inviasse le prime cento famiglie in molte Diocesi, i cui Vescovi ne avevano fatto richiesta.

Queste famiglie, che restano unite alla propria comunità neocatecumenale, inserita nella parrocchia, sono sostenute dalla stessa comunità e dalla parrocchia per ciò che si riferisce a spese di viaggi, affitto delle case, costruzione di nuove chiese, sostegno morale, lettere, preghiere, ecc. Nasce così una proficua collaborazione fra comunità, parrocchia e missione.

Dall'opera di evangelizzazione, iniziata dalle famiglie in diverse zone, è apparsa ben presto la necessità di presbiteri che sostenessero le nuove comunità appena formate e con cui si potessero costituire eventuali nuove parrocchie.
In questo contesto sono nati i Seminari "Redemptoris Mater": grazie alla visione profetica degli iniziatori del Cammino, al coraggio del Papa Giovanni Paolo II e allo slancio missionario delle famiglie in missione, quasi tutte con molti figli. Fondamentale per la rievangelizzazione e formazione di nuove parrocchie è stata proprio la testimonianza di fede dei figli di queste famiglie.

Questi Seminari sono diocesani, eretti dai Vescovi, in accordo con l'Équipe Responsabile internazionale del Cammino, e si reggono secondo le norme vigenti per la formazione e l'incardinazione dei chierici diocesani; sono missionari: i presbiteri che in essi vengono formati, sono disponibili ad essere inviati dal Vescovo in ogni parte del mondo; sono internazionali: i seminaristi provengono da paesi e continenti diversi, sia come segno concreto della cattolicità, sia come segno di disponibilità ad essere mandati ovunque.

Ma il dato più significativo di questi Seminari è che essi, da un parte, sono un dono che aiuta le Diocesi ad aprirsi alla missionarietà, ad andare in tutto il mondo e, dall'altra, trovano nel Cammino Neocatecumenale, un sostegno che accompagna i seminaristi durante il tempo della loro preparazione e, divenuti presbiteri, continua a sostenerli nella formazione permanente.

Ing. Antonio Menna19 novembre 2016

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