I funerali di don Rosario D'Ambrosio a Celenza sul Trigno | Diocesi di Trivento

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I funerali di don Rosario D'Ambrosio a Celenza sul Trigno

I funerali di don Rosario D'Ambrosio a Celenza sul Trigno

Giovedì mattina nella Chiesa di Celenza sul Trigno si sono svolti i funerali di don Rosario D'Ambrosio sacerdote della Diocesi di Trivento morto all'età di 73 anni dopo 48 anni di pregevole ministero sacerdotale. Di seguito si possono leggere i vari interventi per onorare il compianto sacerdote.

Il Cancelliere vescovile don Erminio Gallo ha letto il curriculum vitae di don Rosario ricordando che Don Rosario ebbe il privilegio di essere ordinato sacerdote nel 1970 in san Pietro a Roma da san Paolo VI che in quell'anno celebrava il suo cinquantesimo di sacerdozio e che volle ordinare sacerdoti un rappresentante di ognuna delle Diocesi italiane, e per la Diocesi di Trivento l'onore toccò proprio a don Rosario, essendo lui il primo in ordine alfabetico dei tre sacerdoti che in quell'anno in Diocesi entrarono a far parte del nostro presbiterio. Ha infine ricordato le parrocchie nelle quali don Rosario ha svolto il suo ministero sacerdotale con encomiabile presenza: Castiglione M. M., Castelguidone, Torrebrune e Guardiabruna, Rionero Sannitico e Celenza sul Trigno.

Il nostro Vescovo Claudio, con una omelia toccante e commossa, ha esordito ringraziando i tre sindaci presenti, i fedeli delle parrocchie che hanno avuto come parroco don Rosario, i membri del presbiterio diocesano presenti nella sua quasi totalità, i sacerdoti e i fedeli che lo hanno assistito amorevolmente nell'ultima fase della malattia. Dopo aver salutato il fratello e le nipoti di don Rosario e tutti i presenti, ha tratteggiato la figura di don Rosario uomo, cristiano, pastore e malato, sempre disposto a fare la volontà del Signore, a servizio della nostra Diocesi e offrendo la sua malattia per il bene della Chiesa e la conversione dei peccatori. Riferendosi alla sua brevissima permanenza in Celenza il vescovo ha detto che questa esperienza è stata per il compianto sacerdote la piattaforma di lancio verso il premio eterno ben meritato da don Rosario che ha saputo distribuire l'acqua della fede e della grazia con le sue prediche illuminate, con il suo fare a volte burbero pur di invitare ad un esame personale affermando sempre e chiaramente la verità evangelica senza sconti e infingimenti: invitava sempre ad una conversione personale, condannando i pretesti per rimandarla o e mettendo a nudo senza pietà l'illusione di sicurezza che proviene dalle nostre ricchezze o dalla nostra salute, fiducia abusiva nella pazienza e misericordia di Dio. Sappiamo benissimo che non possiamo camminare contemporaneamente su due vie, non dobbiamo essere esitanti, mentre dobbiamo aver ben chiara la visione che l'una accumula rovine e va verso la morte, mentre l'altra porta alla vita, perciò invitava sempre alla vita di preghiera per ottenere da Dio il coraggio perché una cosa evidente passi dalla testa nel cuore e quindi nella vita quotidiana.  Gesù ci indica la via giusta: evitare la tentazione di una felicità immediata e allenarsi allo spirito di rinuncia che non è mutilazione ma accrescimento personale, per impegnarsi in tutto ciò è necessaria la preghiera e quindi bisogna fare decisamente una scelta; non può evitarla chi voglia mettersi al servizio di Dio e degli altri.. Il suo era un continuo invito a ravvivare  il senso della vocazione cristiana, per la quale siamo chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo, esortando sempre alla frequentazione assidua della parola di Dio che ci impedisce di diventare insipidi e che ci fa meritare la beatitudine espressa dal salmo: «Beato l'uomo che si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo».
Avere sale in noi stessi ci rende capaci di dare alla nostra vita, anche nelle umili e consuete cose di ogni giorno, la tonalità cristiana, senza conformarci alla mentalità del mondo e di trasmettere così agli altri, quasi a nostra insaputa, il sapore di Cristo.E don Rosario è stato il pastore umile e devoto che ha dispensato il sale della dottrina con insistenza e pazienza al fine di rendere la vita dei suoi fedeli più convinta ed autentica. E nell'ultima fase della vita con l'affrontare la malattia con forte spirito di fede ha lasciato a tutti noi un fulgido esempio di sereno affidamento alla volontà del Signore. Il Vescovo Claudio ha terminato, ringraziando in modo particolare don Osvaldo per il servizio alla parrocchia e per la vicinanza all'infermo facendo da ponte tra lui e la famiglia, e invitando tutti a pregare per le vocazioni sacerdotali e religiose.

Questo il saluto commosso del Sindaco di Celenza dott. Walter Di Laudo:
"Un buon pastore, il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare a una parrocchia, grazie Eccellenza per averci donato il nostro nuovo pastore. Intervengo con particolare emozione e orgoglio in questo saluto di benvenuto a Don Rosario nuovo parroco di Celenza, ben conscio di vivere, da Sindaco, un momento unico". Sono le parole che appena 4 mesi fa ho pronunciato per accogliere Don Rosario ,mai mi sarei aspettato di dover oggi celebrare il suo necrologio. Porgendo le più sentite condoglianze ai familiari, è con emozione ed estrema commozione che cercherò con queste poche parole di ricordare Don Rosario che non ho avuto il tempo di conoscere a fondo ma che,permettetemi di dire,ho potuto apprezzare per la sua grande umanità nelle poche occasioni di confronto. Il primo sentimento è il dolore per la scomparsa, ma anche il conforto per la grande partecipazione di tutti con i numerosi attestati di stima da parte di quanti hanno saggiato per lunghi anni le sue doti di guida pastorale energica e straordinariamente efficace. Fin da subito mi è sembrata una persona diretta, schietta, poco propensa al compromesso, caparbia, determinata, con una buona dose di ironia (ma sempre corretta) e con la battuta sempre pronta per tutto e per tutti. Non ho avuto il tempo di poterlo conoscere nell'esercizio delle sue funzioni di guida pastorale,ma ho avuto il privilegio di conoscerlo come paziente. Ha affrontato la sua malattia con una forza e dignità straordinarie: mai un lamento fino alla fine,quando mi avvicinavo al suo letto mi accoglieva sempre con un sorriso,sornione ma leale e spesso mi chiedeva di Celenza,nascondendo una sottile malinconia per non essere presente in paese. Aveva capito la gravita della sua malattia e pur nella consapevolezza di essere a fine corsa in questo passaggio terreno non ha mai pronunciato la parola "morte" .Mai dimenticherò una notte,quando mi sono affacciato nella sua stanza di ospedale,e in uno scenario confuso tra sonno e delirio e piena coscienza,con la fronte bagnata di sudore e un respiro sempre più faticoso,sussurrava "Gesù mio" e con le mani segnava la sua fronte e il suo petto con il gesto che avrà ripetuto per migliaia di volte durante la sua vita. La morte di don Rosario rappresenta una perdita dolorosa per tutti noi, per tutta la comunità. Ma cogliamo, guardandoci l'un l'altro e guardandoci intorno, la presenza di tanti cittadini di Torrebruna e Rionero Sannitico e vediamo nei loro sguardi persi e nei loro occhi bagnati di lacrime gli straordinari esiti della sua missione spirituale, della sua guida pastorale, del suo infaticabile impegno al servizio delle comunità e della sua attività civile e sociale. Nonostante la brevissima permanenza in questo paese, non ci sono parole per ringraziale l'opera preziosa e il ruolo che Don Rosario ha saputo svolgere tra di noi, dedicandoci ciò che di più prezioso un uomo possieda: la propria vita e la sua stessa esistenza sino alla fine. Il suo calvario iniziato con un' episodio che nella vita civile verrebbe banalmente classificato come un'incidente sul lavoro,ma che in un ottica più spirituale trova la giusta collocazione in una sorta di martirio, giustifica II senso del coraggio e del sacrificio di Don Rosario che trova la giusta ricompensa nel libro della sapienza: "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà". Don Rosario ha servito fedelmente per tutta la vita la Chiesa, ha compiuto una scelta di vita divenendo sacerdote ed è stato fedele, in qualunque momento, all'istituzione che lui aveva deciso di servire intendendo servire un messaggio che era quello del Vangelo. Don Rosario, oltre a essere sacerdote, era cittadino e ha servito la Repubblica italiana, aveva un rapporto profondo con le istituzioni,e questo l'ho verificato di persona seppure nei pochi confronti con lui avuti. Le istituzioni possono essere anche governate male, lo sappiamo, ma quando sono istituzioni democratiche come le nostre, nate dalla Resistenza, si fondano su valori ai quali dobbiamo guardare. Il rapporto con le istituzioni e i loro valori rispondeva per don Rosario ad un'idea profonda dei diritti e dei doveri di ciascuno. Don Rosario era eccezionale nel difendere i diritti degli altri, ma era una persona estremamente consapevole anche dei propri doveri e questo nesso tra i diritti, che sono di tutti e anche nostri, e i doveri, che sono soprattutto nostri e anche degli altri, è un altro grande messaggio che don Rosario, con la sua vita, ci trasmette ancora adesso. Per tutto questo ci manca, ma è sicuramente presente. Soffriamo, insieme alla Chiesa, per la scomparsa del fratello Rosario: un cristiano, prima ancora che sacerdote, capace di testimoniare il Vangelo dalla sua cattedra di sofferenza e di silenzio. Se avessimo la possibilità di riportarti qui, ne approfitteremo subito, non aspetteremo neanche un istante... ma adesso Tunica cosa che dobbiamo fare è raccogliere quanto da te seminato e farlo diventare fratto... non dimenticandoci mai del tuo essere uomo umile e strumento al servizio di Dio e di tutti... .Arrivederci, caro don Rosario, nel Regno della Luce al cospetto di quel Dio che tu hai tanto amato e servito con l'umiltà dei grandi preti degni della Sua gloria.

Il Sindaco di Torrebruna dott.ssa Cristina Lella, con voce commossa, ha detto:
Rappresentare una comunità non è facile soprattutto in momenti come questo in cui bisogna conciliare la figura istituzionale con la nostra dimensione umana.
Mi perdonerete se in questo momento faccio prevalere i pensieri, i ricordi, i sentimenti che provo come Cristina più che quelli propri della figura istituzionale di primo cittadino.
Ma In fondo se oggi mi trovo a rappresentare, forse indegnamente, le comunità di Torrebruna e Guardiabruna, sicuramente è anche un po' merito di questo uomo, di questo sacerdote che oggi giace qui accanto a noi. Lui è stato parroco nelle nostre due comunità per ben 27 anni e con lui sono cresciuta sia dal punto di vista umano che spirituale (avevo 5 anni quando lui è arrivato e 32 quando se ne andato). Lo spirito di servizio, la dedizione, l'impegno costante nel dedicarsi agli altri, il fare senza mai trascurare la preghiera, la coerenza, l'onesta', l'essere ligio al dovere ma soprattutto l'umiltà, la discrezione, il rispetto dell'altro anche e soprattutto di chi di non crede: sono gli insegnamenti che lui ci ha lasciato e che ha testimoniato con la sua vita. Don Rosario. Un uomo, un sacerdote, tutto di un pezzo, una roccia, forte, convinto fino in fondo della sua scelta sacerdotale a servizio totale della sua comunità.
Se e' è una cosa in primis per cui le nostre due comunità debbono ringraziarlo è l'averci insegnato A PREGARE ...la preghiera prima di tutto e poi la preghiera con il CANTO.
Gesù dice "Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sarò con loro, pregherò con loro". Don Rosario ci ha insegnato a stare insieme e pregare nelle sue diverse forme e ognuno con la propria sensibilità e spiritualità. ( e' era il gruppo del rinnovamento dello Spirito, il gruppo giovani della pastorale giovanile, il gruppo di Padre Pio, per un po' di tempo il gruppo dei neo-catecumenali. E ci ha poi insegnato a pregare con il canto con lui è nato il coro parrocchiale, le messe cantate a tre voci.... chiedeva sempre di imparare nuovi canti e che li insegnassimo anche al popolo perché tutti fossero coinvolti. Voleva sempre che il coro ~ animasse non solo la Santa Messa ma ogni momento spirituale: le novene, le processioni, le confessioni.
Ieri sera Don OSVALDO ci chiedeva se fossimo mai riusciti ad abbracciare Don Rosario e mi venuto da sorridere perché lui era così riservato, pudico che anche quando dovevano scambiarci semplicemente gli auguri di NATALE, PASQUA, mostrava tutto il suo imbarazzo e per qualcuno sembrava freddezza. Ma no era così lui ci ha sempre amato di un amore pulito e rispettoso.
Certo non potremmo mai dimenticare le sue non brevi OMELIE con un linguaggio sempre molto ricercato che mettevano in risalto la sua cultura e la sua formazione spirituale.
Come non possiamo dimenticare le sue "scarpe logore" che per molti significava essere "tirchi" per lui significava vivere dell'essenziale. E quando noi ragazzi gli facevamo notare che forse era il caso di cambiarle lui ci diceva "le scarpe non devono servire per apparire ma devono essere comode per camminare anche se logore e rattoppate ".
Infine un abbraccio particolare ai Tuoi cari e arrivederci, caro don Rosario, e grazie per tutto il bene che ci hai fatto e ci hai voluto, sempre!

Anche il Sindaco di Rionero Sannitico, signor Minichiello Tonino, parlando a braccio, ha espresso i sentimenti, l'affetto e la gratitudine dei fedeli del Comune alto-molisano che tanti anni ha potuto godere dei benefici spirituali della presenza di don Rosario sacerdote dotto, umile e generoso, amante della Scrittura e capace di dialogare con tutti, spronandoli al bene, all'onestà e alla santità di vita.
Queste sono le invocazioni di due bambini durante la preghiera dei fedeli:"O Signore noi piccoli abbiamo conosciuto poco don Rosario, ma i nostri genitori cresciuti con lui ci hanno parlato di un suo grande dono: l'umiltà e per questo ti ringraziamo… Ti preghiamo perchè questo suo breve passaggio nella nostra comunità ci faccia crescere nella sua umiltà e semplicità…. Ti ringraziamo, Signore per averci donato don Rosario: egli ci guidi e ci protegga dal Paradiso nel nostro cammino e dal suo esempio fa' che impariamo a vivere la nostra vita nel nome di Dio Padre".

Sui social si trovano tantissimi interventi di partecipazione al dolore delle comunità e della famiglia D'Ambrosio. Mi piace citarne qualcuno:
Angelo Iavicoli, compagno di scuola in Seminario della prima media al secondo liceo classico:  Di te, don Rosario ricordo il sorriso sincero, la semplicità e la grande fede. La Chiesa diocesana e gli amici hanno perso un uomo onesto e una persona di preghiera. Caro don Rosario, adesso che tu sei vicino al Signore prega per noi poveri peccatori e ricordati anche di me che sono stato un tuo compagno di scuola. Riposa in pace.

Antonio Cieri di Celenza: Condoglianze ai familiari. Andandolo a trovare qualche sera fa, stava pregando in silenzio. Dopo averlo salutato e scambiato qualche parola, ha continuato a pregare. Il Signore a cui ha dedicato la sua vita, gli dia Pace Eterna e che lui preghi da lassù per tutti i suoi parrocchiani incontrati e serviti in vita.

Don Antonio Di Lorenzo, originario di Capracotta e in servizio a Lanciano: Prete semplice ed essenziale, unitario, privo di ornamenti eccessivi e di affettazioni, montanaro autentico. La santitá per Don Rosario non era un lusso ma una necessità e la relazione con i parrocchiani e con altri preti, vissuta nel segno del rispetto e della reciprocità, aveva lo stile di "chi dona e riceve". Partecipo al cordoglio della famiglia e della Diocesi intera. Una cordiale preghiera di suffragio.

Tutto questo possa servire a non dimenticarci di Don Rosario, sacerdote dalla fede adamantina capace di far innamorare di Cristo e della divina parola e preghiamo perché ora lui riposi in pace godendo del premio dei giusti.

Ufficio comunicazioni socialiCelenza sul Trigno, 3 marzo 2019

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