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Alla riscoperta di San Casto
Quest'anno, il 4 luglio, è toccato al nostro Metropolita S. E. Mons. Biagio Colaianni dare solennità e guidare la Diocesi di Trivento nella riscoperta del suo primo Evangelizzatore S. CASTO, vescovo e martire.
Questa festa sta pian piano diventando un momento molto forte della vita della nostra vetusta Diocesi. Essa è stata rivalorizzata da S. E. Mons. Domenico Angelo Scotti, Vescovo emerito della Diocesi Triventina, e illuminata dalla ricerca storica del nostro Cancelliere, D. Erminio Gallo, che ha dato nuova dimensione documentale alla figura ed all'opera del Santo, primo Vescovo di Trivento.
La quasi totalità del nostro Presbiterio si è stretta attorno al nostro Vescovo S. E. Mons. Claudio Palumbo e al Metropolita nella celebrazione del solenne Pontificale in cui questi, dopo i saluti ed i ringraziamenti, ha esortato tutti a "rinsaldare, riconfermare, rinnovare con forza e coraggio la nostra fede, sull'esempio di S. Casto.
È un patrimonio che ci appartiene non solo storicamente... siamo portatori di quello che lui ha testimoniato, perché ha fecondato con il suo sangue la nostra terra, la nostra vita, il nostro popolo. Ed allora siamo noi coloro che devono farsi carico di tanta grazia e di tanto sacrificio."
L'Omelia di S.E. Mons. Biagio Colaianni, Arcivescovo di Campobasso-Bojano
Ringrazio S.E. Mons. Claudio per la fraternità affettuosa e premurosa con cui mi ha accolto dall'inizio del mio episcopato e ancora lo ringrazio assieme al presbiterio per avermi invitato a condividere questo momento di festa della vostra Chiesa Locale. È sicuramente occasione di grazia per me e incoraggiamento a farmi imitatore di San Casto: vescovo, martire e santo, testimone di Cristo viandante del vangelo tra i primi ad annunciarlo.
Saluto le autorità civili e militari presenti che mi hanno accolto.
Nell'Antico Testamento il popolo di Dio vive momenti di alternanza nell'alleanza e amicizia con Dio, lo trascura e non lo ascolta, e i re e capi del popolo uccidono i suoi profeti, così come fa Ioas, con Zaccaria martire inascoltato, figlio di Ioiada', perché il re si lascia influenzare dai capi del popolo e si allontana da Dio. Lo stesso capita a noi oggi, nell'Antico Testamento basta togliere qualche nome di persona o luogo e sembra che si parli a noi, nel nostro contesto di vita, perché Dio ha sempre parlato al cuore dell'uomo, nella sua storia e continua a farlo anche oggi.
Anche noi a volte siamo capaci di fare a meno di Dio, di renderlo inutile e rifiutare coloro che come profeti ci sono posti accanto: dove stanno, chi sono? Magari saranno i genitori, il parroco, un amico che ci indicano il bene perché si possa cambiare e migliorare.
Anche noi, cristiani devoti, adoratori di Dio, veneratori di Santi e di Maria, ci lasciamo affascinare e abitare dagli idoli del nostro tempo e siamo così presi dai ritmi della vita, da problemi reali o presunti, da scoraggiamenti, difficoltà o sofferenze, da pensare che, altro, al posto di Dio possa aiutarci e dare serenità. Ed allora lo mettiamo da parte come appendice della nostra vita facendo a meno di seguirlo e pensiamo di essere protagonisti fino all'autoreferenzialità idolatrando noi stessi.
Cosa ci succede? Forse Dio non basta, non ha più posto nella nostra vita, è fuori tempo, fuori luogo, non vale la pena avere fede e seguirlo? Forse perché chiede rinuncia, a noi che siamo così abituati ad essere comodi e tranquilli e che nessuno ci disturbi, forse perché comporta la fatica di amare, richiede sacrificio, un prezzo troppo alto da pagare? Eppure i profeti, San Casto vescovo e martire con il loro esempio e la loro testimonianza, hanno con chiarezza indicata la via della fede. Nonostante il popolo abbia trasgredito i comandi del Signore e lo abbia abbandonato, Dio sempre attende che si ritorni, che si ascolti la sua Parola, che si accolga l'invito della sua amicizia.
Questa festa della vostra Chiesa di Trivento è l'occasione, data da Dio, di rinsaldare, riconfermare, rinnovare con forza e coraggio la propria fede ad esempio di San Casto che, nonostante e attraverso tortura e persecuzione, ha evangelizzato per primo la vostra chiesa locale. E questo è un patrimonio che vi appartiene non solo storicamente, appartiene alla vostra fede, al vostro essere cristiani. Non potete prescindere dal fatto che nel primo secolo, San Casto abbia evangelizzato questa terra, questo popolo. Non potete prescindere da questo. Siete portatori di quello che lui ha testimoniato, perché ha fecondato con il suo sangue, la vostra terra, la vostra vita, il vostro popolo. Ed allora voi siete coloro che si devono far carico di tanta Grazia e di tanto sacrificio nella offerta di vita di San Casto.
Siamo tutti un po' fragili, capaci di trascurare il Signore, ma Dio non scatena la sua ira su di noi, siamo il suo popolo, la debolezza di Dio, sì Dio è debole, onnipotente e grande, ma Dio è debole e la debolezza di Dio è l'uomo. Come per i genitori, la cui debolezza sono i figli. Se per i figli danno la vita, affrontano ogni difficoltà, si comprende che così fa Dio, perché ci ama e ha dato la vita del Figlio in nostro riscatto, per la nostra salvezza, per questo non può che essere misericordioso e perdonare. Oggi, allora, abbiamo motivo di fare festa, Dio dimentica e trascura le nostre infedeltà, non come gli uomini, come Ioas, che dimenticano il bene ricevuto da Dio.
Quanto ci piacerebbe che Dio ci dicesse: "... vedrete che come cristiani vi apprezzeranno, vi loderanno e acclameranno, riceverete milioni di follower e 'mi piace'", ma il Signore è persona seria, non illude, non imbroglia o inganna, non è ambiguo, ma dice la verità anche se è dura ed assicura con forza e certezza la sua compagnia e vicinanza.
Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice con chiarezza cosa comporta essere fedeli al Vangelo e seguaci di Cristo: " vi consegneranno ai loro tribunali", "vi flagelleranno", "il fratello darà morte al fratello", "insorgeranno contro i genitori", "sarete odiati da tutti". Verrebbe voglia di dire, ma a chi conviene, oggi, essere cristiani? Chi è il Signore? A chi conviene seguire il Signore, è lì, è crocifisso. Se ci fermiamo solo a questo, poveri noi....
Tutto questo succede non solo al tempo di Gesù e in quello di San Casto, in forma diversa e sottile, con infingimenti e ambiguità, non accade anche oggi? La persecuzione non è forse ciò che succede all'immigrato che non è accettato e accolto? Non riguarda forse chi subisce il ricatto del lavoro con lo scambio di favori o nell'accettare il pagamento in nero? Non succede per chi è denigrato e insultato da chi si nasconde nell'anonimato e arroganza della folla mediatica che inveisce? Non si è perseguitati quando si combatte inutilmente per avere, in tempo, le necessarie cure mediche? Non si è flagellati quando cerchi di avere, ma non ottieni, un giusto diritto perché la burocrazia ti rimanda da un ente all'altro, da un ufficio all'altro, e tu devi rincorrere le scadenze che premono e che non danno serenità di vita a te ed alla tua famiglia? Essere 'consegnati ai tribunali', non è forse subire lo scarto dei potenti perché non condividi e non sei dei nostri, a scapito della democrazia, come possibilità di partecipazione per realizzare assieme il bene comune? Odio e violenza non sono forse la conseguenza dell'esclusione di Dio dall'umanità, la radice di ogni guerra o conflitto di interessi o potere che crea solo vittime, impoverisce e rende tutti comunque perdenti e sconfitti?
Ecco, di fronte a tutto ciò ci sarebbe da scoraggiarsi, avvilirsi, disperarsi perché fallimentari e perdenti, frustrati per non vedere realizzati gli impegni di amore, fraternità e pace che come cristiani desideriamo e per i quali spendiamo tutto noi stessi? No, lo sappiamo bene, la nostra fede lo dice, Dio lo grida al nostro cuore: " Non preoccupatevi di cosa dovrete dire perché vi sarà suggerito", " non temete", " abbiate Fede", " sono con voi tutti i giorni", " non abbiate paura". Ed ancora: un capello del vostro capo è contato, il Signore lo conosce. Non vi mancherà cibo, guardate i gigli dei campi. Questo è Dio che si fa prossimo ad ognuno di noi. Ed allora dobbiamo essere convinti, certi della importanza della nostra vita cristiana e della nostra testimonianza, perché è il Signore che ci chiede di essere suoi testimoni, testimoni del Vangelo, come San Casto, ci chiede di sopportare nel suo Nome. E la nostra capacità di essere perseveranti, dice l'unità e comunione che abbiamo con Lui e con tutti gli uomini.
Allora possiamo chiamarci Chiesa, comunità di fedeli, di fratelli. Crediamo che lo Spirito del Padre ci suggerirà come vivere, pensare e agire, ci sarà di guida e orientamento nell'annuncio del Vangelo nella storia e nel mondo di oggi! Per avere pace e fraternità dobbiamo perseverare, credere che sia possibile, essere oggi, testimoni credibili del Vangelo, noi nel nostro piccolo, profeti di speranza e verità, noi nella vita del quotidiano possiamo essere martiri per Cristo, dobbiamo credere che sia possibile con fede e possibilmente nella gioia.
Nostro Signore ha fatto cogliere ad ognuno di noi, nella storia, che i martiri non andavano disperati al martirio, non andavano piangendo, lamentandosi o imprecando. Andavano con coraggio e con gioia. Da dove veniva loro questa gioia? Perché credevano in Dio, erano uniti a Lui ed il Signore provvedeva a dare loro l'atteggiamento, la forza interiore, la fede necessaria, lo Spirito perché andassero al martirio con gioia. E noi dobbiamo vivere nella gioia anche senza essere martiri che vivono il martirio cruento, ma nella quotidianità, la gioia del Vangelo che ci viene consegnato e donato nella persona di Gesù Cristo.
Una ipotesi abbastanza accreditata che ho letto di San Casto (libro di don Erminio Gallo) è che fosse un vescovo itinerante, lo stesso vescovo di Calvi e Sessa Aurunca, è per noi l'invito ad essere Chiesa in uscita. Ognuno di noi sia evangelizzatore non chissà quanto lontano e dove, ma nei nostri contesti di vita familiare, comunitaria, sociale. Anche se non siamo accolti, siamo certi che il Signore benedice il nostro impegno cristiano e camminando con noi, ci custodirà nella fede e ci donerà la salvezza. E sperimenteremo che noi, noi peccatori, noi piccoli, noi poveri, noi che non siamo nessuno, noi diventeremo capaci di annunciare il Vangelo. Gesù Cristo ce ne renderà capaci con il suo Spirito e con la sua vicinanza e costante presenza nella nostra vita.
Nella preghiera affido a Dio la vostra Chiesa di Trivento, con don Claudio vostro Pastore, il Signore lo benedica, lo renda sempre colui che fa la strada del Vangelo perché voi possiate seguirlo ed invoco l'intercessione di San Casto, perché seguiate i suoi passi sulla via della santità.
Il Signore ci benedica.
Don Mario Fangio, Vicario della DiocesiTrivento, 6 agosto 2024