30 novembre - Prima domenica di Avvento | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

30 novembre - Prima domenica di Avvento

Liturgia: Is 2, 1-5; Sal 121; Rm 13, 11-14a; Mt 24, 37-4430 novembre - Prima domenica di Avvento

Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.

Il Figlio dell'uomo verrà: e non sapere quando non attenua la certezza. Nessuno sa il tempo, neppure il Figlio; tutta la sapienza è del Padre, da lui si riceve ogni conoscenza. Lui solo sa vedere nel segreto, nel fondo della vita. Al tempo di Noè, c'era chi continuava a mangiare e a bere, chi prendeva moglie e chi marito, come se nulla potesse mai accadere in merito alla scadenza del Giudizio; solo Noè, credendo alla voce di Dio, si era messo a costruire una nave sull'asciutto. Nessuno seppe né fece nulla finché le acque non travolsero ogni cosa. Noè non sapeva quando, ma viveva preparandosi.

Gesù accresce il raffronto e paragona la sua venuta a quella di un ladro nella notte. Non sapendolo, il padrone non vigila; ma sbaglia. La deduzione coerente e pratica è quella di essere sempre pronti, tutta la vita. La veglia rende presente il Signore nel desiderio quotidiano, anche se la pienezza è in un tempo futuro.

Non è ansia perenne, ma attenzione costante a vivere bene, soprattutto nella carità, ogni frammento della storia personale e collettiva, fiduciosi e certi che il Signore sta per venire. Ogni istante nella prospettiva della venuta e dell'incontro con il Signore: viviamo come se fosse presente – in effetti lo è – nella pace e nella quiete vigile che è la carità. A chi le chiedeva se non avesse paura del ladro che stava per arrivare, santa Teresa di Lisieux morente rispose che lo aspettava con desiderio.

Avvento è attesa di un Figlio d'uomo e del meglio che porta. È stato sempre così. Il profeta Daniele ebbe la visione di quattro bestie emerse dal mare, simbolo di male e di caos: all'epoca, gli imperi dei Babilonesi, dei Medi, dei Persiani, di Alessandro Magno. Un fuoco distrugge le bestie e dal cielo scende un Figlio di uomo. Se l'umanità costruisce società disumane, Dio manda un figlio per rifare una nuova e vera umanità. Cristo è venuto e ha cambiato la storia.

Avvento è desiderare e attendere questa novità nella vita di ognuno. È un intreccio tra ordinario e straordinario il cristianesimo nella storia: niente di eccezionale all'apparenza, ma sconvolgimento nel profondo della vita di ognuno. La fede non ha una visibilità clamorosa; non è data dai luoghi o dai modi; è una condizione nuova data dall'intimo di una vita totalmente nuova. È questo che separa due uomini nello stesso campo e due donne alla mola.

Avvento è attendere di tornare a casa. Un missionario vissuto in Cina per decenni e un famoso cantante, che vi era rimasto solo un paio di settimane, tornavano negli USA a bordo della stessa nave. Quando attraccarono a New York, il missionario vide una gran folla di ammiratori in attesa del cantante. «Signore, non capisco» mormorò il sant'uomo, «ho dedicato 42 anni della mia vita alla Cina e lui ci è rimasto due settimane, eppure in migliaia gli danno il bentornato, mentre per me non c'è nessuno». Il Signore risposte: «Figliolo, ma tu non sei ancora a casa...».

Mons Angelo Sceppacerca30 novembre 2025
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