7 dicembre - Seconda domenica di Avvento | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

7 dicembre - Seconda domenica di Avvento

Liturgia: Is 11, 1-10; Sal 71; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-127 dicembre - Seconda domenica di Avvento

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Giovanni il Battista dice di sé: «Sono solo una voce», ma Gesù lo ha indicato come «il più grande dei nati di donna». Perché è la voce che annuncia la Parola, il Verbo fatto carne, il Dio con noi. Il Natale a cui ci stiamo avvicinando. Giovanni è il testimone per non sbagliare strada.

La sua predicazione impressionava per l'ardente passione, la schiettezza, il coraggio. Alle folle intimava di imparare a condividere i propri beni, agli esattori di attenersi al giusto, ai soldati di non maltrattare, alla classe dirigente di abbandonare pregiudizi e privilegi; a Erode di interrompere la relazione adulterina. Giovanni è voce che contiene la Parola. È voce prestata dell'attesa di Israele e di tutte le genti. A differenza delle fake news, Giovanni svela l'ingiustizia fino a rimetterci la vita e, dando voce ai poveri e agli oppressi, riaccende in loro il desiderio di verità e di salvezza.

Per incarnarsi, Dio ha bisogno di qualcuno che l'attenda. Ne basta uno perché la salvezza si manifesti a tutti. Non nei palazzi del potere, ma nel silenzio del deserto, a tu per tu con la verità. Nel deserto si è uguali, non si ha ingombro, si marcia insieme, si è ricchi della solidarietà e dell'aiuto reciproco. L'unica speranza è il futuro, la promessa. Giovanni grida nel deserto la consolazione, il perdono di Dio. Se la giustizia è opera dell'uomo, la speranza è frutto della misericordia divina.

Il deserto, vasto spazio di penitenza, è anche il lungo itinerario dei padri verso la terra promessa, in quaranta anni vissuti tutti nelle mani della paziente bontà di Dio che li ha nutriti, dissetati, condotti, illuminati, ammoniti e puniti, sostenuti e salvati. «Convertitevi, mutate pensiero, fate penitenza, cambiate condotta». Convertitevi, battezzatevi: andate a fondo, letteralmente.

Anche il fiume Giordano è un simbolo. Forma due mari: il mare di Galilea e il mar Morto. Mentre il primo è brulicante di vita e tra le acque più pescose della terra, il mar Morto è, appunto "morto", non c'è traccia di vita in esso e intorno, solo salsedine. Eppure si tratta della stessa acqua. La spiegazione, almeno in parte, è questa: il mare di Galilea riceve le acque del Giordano, ma non le trattiene, le fa defluire in modo che possano irrigare tutta la valle. Il mar Morto riceve le acque e le trattiene per sé, non ha emissari, non ne esce una goccia. Diceva padre Raniero Cantalamessa: «Non possiamo limitarci a ricevere amore, dobbiamo anche donarlo».

Come scalpello nella pietra, le parole di Giovanni dicono cosa e come: convertirsi è dare buoni frutti, fare il proprio dovere con serietà e onestamente, spartire e non accaparrare, pregare e dividere il pane.
Giovanni, preceduto da Isaia, precede il Signore per prepararci il cuore a riconoscere i grandi segni di Gesù. L'Avvento è immersione in questa corrente profetica e sapienziale che risana la memoria e porta la grazia di vedere il Signore in ogni persona e in ogni fatto della giornata.

La gioia è la prima parola portata da Giovanni attraverso l'imperativo di Isaia: "Consolate il mio popolo". E la speranza raggiunge tutti quelli che, arrivando da Gerusalemme e dalla regione intorno al Giordano per essere battezzati, confessano i peccati come per una grazia che viene dall'alto.

Il deserto non è il luogo dell'aridità e del pericolo nascosto, ma dell'incontro dove lo sposo parla al cuore dell'amata per riportarla verso la terra promessa.

Tempo di Avvento, tempo di voci nel deserto, tempo di incontro/scontro fra la severità del giudizio e la misura infinita della misericordia di Dio.

Mons Angelo Sceppacerca7 dicembre 2025
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