Appello ai nostri Vescovi Italiani, per la giornata del 22 maggio 2008 | Diocesi di Trivento

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Appello ai nostri Vescovi Italiani, per la giornata del 22 maggio 2008

30 anni di Legge 194 sono troppi!
"Il Signore cammini sempre in mezzo a voi e faccia di voi la sua eredità (cfr Es 34,9). Cari amici, guardate al futuro con fiducia e cercate di costruirlo insieme, evitando faziosità e particolarismi, anteponendo ai pur legittimi interessi particolari il bene comune." Con queste parole Benedetto XVI ha salutato i giovani e quanti, meno giovani, erano presenti alla Concelebrazione eucaristica in piazza della Vittoria a Genova la scorsa domenica. Con queste parole Benedetto ha voluto indicare "una strada per affrontare con coraggio le sfide del mondo: materialismo, relativismo, laicismo, senza mai cedere a compromessi, disposti a pagare di persona pur di rimanere fedeli al Signore e alla sua Chiesa" come aveva detto il giorno prima a Savona. Ecco cosa volevamo sentirci dire dal nostro amato Papa, ecco di che cosa avevamo bisogno per ricaricarci e rigenerarci, per osare di più, per impegnare la nostra vita in scelte così coraggiose da poter cambiare il mondo. Ecco lo slancio e l'entusiasmo che il nostro Papa con la sua visita ligure è riuscito a infondere nel cuore di ognuno di noi per poter dire ancora una volta: duc in altum!, prendi il largo! (riecheggiando l’invito dell’amato predecessore). Siamo all'anniversario della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza: sono trascorsi trent'anni e, come già in passato abbiamo detto, non intendiamo soffiare sulla torta di compleanno di questa legge per spegnere le candeline, perché mancano all'appello negli uffici delle anagrafi italiane 5.000.000 di bambini non nati in trent'anni di legislazione: tanti, troppi anche se fossero uno, per non denunciare un problema prima di tutto di coscienza. Questa data del 22 maggio 2008 merita una riflessione da parte di tutti, dei credenti e dei non credenti, dei prolife e dei prochoice, degli uomini e delle donne di buona volontà: perché di quei numeri così stonati nella nostra società siamo tutti in qualche modo responsabili. La legge 194/78 ha un titolo complesso e che non sempre viene riportato nella sua completezza "Norme sulla tutela sociale della maternità e sull'ivg"; non è solo una legge dell'aborto, ma è prima di tutto una legge che dovrebbe fornire tutti gli strumenti sociali utili per difendere la vita nascente e soprattutto dovrebbe accompagnare la donna madre e gestante in un percorso che per natura prevede il parto della vita umana e non l'eliminazione dell'embrione-feto. Il condizionale qui è di obbligo perché si parla di una legge che, per quanto scomoda e per alcuni motivi vergognosa, non dovrebbe costituire un alibi per non guardare ai suoi effetti: siamo convinti che la conoscenza della problematica abortiva potrebbe rendere tutti e non solo la gestante più disponibili all'accoglienza della vita umana. Ecco di cosa debbono convincersi i nostri amministratori locali, provinciali, regionali e nazionali i quali, di fronte alle relazioni annuali sulla legge 194/78, anzichè complimentarsi per un "zero virgola" in meno rispetto all'anno precedente, dovrebbero accettare la sfida del mondo di oggi: tutelare la vita di tutti, dal concepimento alla morte naturale, battendosi per l'abolizione della interruzione della vita di un bambino innocente che non è ancora nato, allo stesso modo e nella stessa misura con cui si impegnano per cancellare la pena di morte in tutto il mondo: questo il senso di una vera promozione della vita umana, questo il valore educativo a cui dovrebbero essere allevate le generazioni di giovani che oggi fanno del relativismo il loro manuale di vita. La legge dice che "L'interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite"...e mente. La legge dice che "Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite"...e mente. La legge dice che " I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza: contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza"...e mente. La legge dice che "Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche... di esaminare con la donna e con il padre del concepito... le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza"...e ancora una volta mente. E nonostante tutte queste menzogne, più volte denunciate sulle colonne di alcuni giornali, ancora alcuni hanno il coraggio di "urlare" che la legge 194/78 non si tocca mentre un sindaco genovese non perde occasione, all'arrivo del Papa, per partecipare il giorno prima alla manifestazione del "pride" laico "antipapa" con il vessillo della legge 194 in prima linea e per andare il giorno dopo a salutare il Papa riconoscendo pubblicamente i legami della città di Genova con la Santa Sede apostolica. Negli ultimi tempi abbiamo provato a tirare per la giacca i nostri politici, ma dopo trent'anni non è cambiato granchè della situazione: allora oggi l'appello lo lanciamo anche ai nostri Vescovi. Vorremmo che questa legge venisse rivisitata nelle parti che più possono tutelare la vita umana, soprattutto in quella parte che prevede la possibilità per i Centri di aiuto alla Vita di trovare spazio nei Consultori e presso gli Ospedali: tutto questo per offrire alla donna-madre, di fronte ad una gravidanza disagiata, una reale alternativa all'aborto e non l'aborto come unica soluzione. Abbiamo molte volte fatto esperienza che possano bastare una parola giusta o un sorriso incoraggiante o un semplice gesto di conforto per promuovere la vita sull'aborto; le strade da percorrere non sono impossibili, ma abbiamo bisogno anche di dei nostri Vescovi per non scoraggiarci a "sponsorizzare" la vita sempre e comunque. Abbiamo bisogno della preghiera, del sostegno incondizionato e di chiare risposte al nostro appello. Il Papa ci ha detto:" Cari amici, mettete la vostra giovinezza al servizio di Dio e dei fratelli. Seguire Cristo comporta sempre il coraggio di andare controcorrente. Ne vale però la pena: questa è la via della vera realizzazione personale e quindi della vera felicità". E così sia!

Dott. Eraldo Ciangherotti
Presidente Centro Aiuto Vita ingauno
www.eraldociangherotti.itDott. Eraldo CiangherottiAlbenga, 22 maggio 2008

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