Intervista a monsignor Elio Sgreccia: “I dubbi di Fini su Eluana non hanno fondamenta scientifiche” | Diocesi di Trivento

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Intervista a monsignor Elio Sgreccia: “I dubbi di Fini su Eluana non hanno fondamenta scientifiche”

Feb 4, 2009 il Riformista

«Il presidente della Camera Gianfranco Fini dovrebbe sapere che le risposte ai dubbi sulla vicenda di Eluana Englaro sono anzitutto i medici che le devono fornire. Le risposte, cioè, devono essere scientifiche e non di altro tipo. Noi, alla Pontificia accademia per la vita (il dicastero vaticano che studia le problematiche biomediche e del diritto inerenti la difesa della vita, ndr) abbiamo promosso qualche tempo fa un congresso internazionale nel quale medici e neurologi di fama mondiale hanno spiegato come una persona che si trova in stato vegetativo è una persona che vive. Non è morta. Dire che Eluana si trova oggi in stato vegetativo “permanente” è una falsità scientifica. Eluana è come un neonato. Interagisce a modo suo, non è un corpo morto. Questa è una certezza. Dubbi di altro tipo non hanno fondamenta scientifiche».
Il vescovo Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, spiega così al Riformista il suo punto di vista sulle dichiarazioni di Fini intorno alla vicenda di Eluana Englaro. Fini - nel giorno in cui il segretario generale della Cei, monsignor Crociata, aveva detto che «interrompere alimentazione e idratazione è eutanasia» e nel giorno in cui un altro esponente del Vaticano, il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la salute, aveva ribadito che su Eluana si sta praticando una vera e propria «eutanasia», un atto di «antiumanesimo» - ha spiegato di non avere certezze «né religiose né scientifiche: ho solo dubbi, uno su tutti: qual è e dov’è il confine tra un essere vivente e un vegetale? Penso che solo i genitori di Eluana abbiano il diritto di fornire una risposta».
Monsignor Sgreccia, i dubbi di Fini non sono legittimi?
No. Perché i suoi dubbi non hanno basi scientifiche. Il confine a cui allude non esiste. Una persona in stato vegetativo è una persona che vive.
Lei obietta che lo stato vegetativo si possa definire “permanente”. Ma Eluana sono sedici anni che è in coma…
Anche lei, come tanti altri prima di lei, potrebbe svegliarsi. Nessuno può saperlo. Dire “stato vegetativo permanente” è una forzatura senza basi scientifiche. Eluana interagisce a modo suo col mondo esterno. Questo è innegabile. Chi può giudicare che la vita di Eluana non sia vita? Nessuno. Se vale la logica che si sta adottando oggi con Eluana, allora anche un handicappato grave dovrebbe subire lo stesso trattamento. Ripeto: su quali basi si decide che la vita di una persona in coma non è vita? Ve lo dico io: su nessuna base di tipo scientifico.
Cosa stanno facendo a Eluana?
La stanno uccidendo. Né più né meno. Ci vuole tanto a dirlo? Questa è eutanasia vera e propria, ha ragione monsignor Crociata. Io la chiamerei soppressione. E l’Italia dovrebbe fare i conti con questa soppressione.
Cioè?
Credo che i nostri legislatori debbano prendere atto del fatto che un’azione non prevista nel nostro codice, ovvero l’eutanasia, stia diventando prassi. È un fatto gravissimo ma che evidentemente interessa poco ai più.
Il padre e la madre di Eluana non hanno nessun diritto?
Eluana ha il diritto di avere una famiglia che l’accudisca. E questa famiglia c’era fino a ieri. Erano le religiose che l’avevano in cura nella clinica dove era ricoverata. Con ciò non voglio assolutamente puntare il dito contro il papà di Eluana, ma voglio ricordare che chi si prendeva cura di Eluana con amore, oltre ovviamente ai suoi genitori, c’era. E queste religiose non mi sembravano intenzionate a lasciar andar via Eluana. Tenevano a lei e le volevano bene.
Condivide le proteste di ieri che alcuni esponenti del Movimento per la vita hanno fatto fuori la clinica di Lecco prima che Eluana venisse trasportata a Udine?
Credo che tutti abbiano diritto di far sentire la propria voce e i valori in cui credono. A cominciare dai legislatori. È un compito che spetta a tutti. A volte occorre davvero parlare chiaro. Far sentire la propria voce è una responsabilità di tutti.

Il Riformista4 febbraio 2009

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