Certe fortunate coincidenze anticipano la gioia del traguardo finale | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Certe fortunate coincidenze anticipano la gioia del traguardo finale

Certe fortunate coincidenze anticipano la gioia del traguardo finale

Quando si dice: ma che coincidenze! Opportunità da valutare o solo casualità di accostamento, di avvicinamento e di sovrapposizione. Che dire delle coincidenze?
Ce ne sono tante: le coincidenze temporali e le coincidenze spirituali!

Per l'uomo superficiale sono solo fatali escrescenze del caso e niente più. Per l'uomo di spirito e di fede sono i segni incontrovertibili e rivelatori di una sapiente ed intelligente regia, di una divina ed amabile Provvidenza. Fuori metafora: don Antonio è passato dalla morte alla vita quando appena si era conclusa la giornata del Sacro Cuore di Gesù, nella prima ora della festa del Sacro Cuore di Maria e nella seconda giornata dell'apertura solenne dell'anno sacerdotale. Mentre oggi è il giorno del solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno e di contro la notte è la più breve: il giorno del dolore e del pianto deve cedere il passo al sole della fede e al calore della speranza.

Non c'è per noi cristiani al termine del faticoso percorso terreno una triste fine senza vita, ma solo e soprattutto ci aspetta la gioia della vita senza fine! Dovremmo asciugare le nostre lacrime con il bacio della grazia e annullare la nostra tristezza, consolandoci con una carezza portataci dalla divina parola e riscaldando il nostro cuore impaurito con il sorriso che ci viene donato dalla Beata Vergine del cielo, senza perderci negli oceani immensi del dubbio, intenti a scoprire insieme gli ineffabili misteri della vita.

Quando muore un sacerdote, soprattutto se bravo, eccezionale, unico come sapeva essere don Antonio, cosa può fare la sua comunità dei fedeli? Se essa è stata attenta e ricorda bene tutto quello che don Antonio ci ha testimoniato e ci ha insegnato, non può far altro che piangere e gioire, sì gioire e piangere insieme: tutti noi piangiamo perché non sappiamo trattenere le lacrime di fronte al repentino distacco da lui, allo strappo operato dalla sua morte, lui che per noi era tra le persone più amate e più care. Eppure sentiamo forte anche il desiderio di poter gioire, e lo facciamo, anche se con le lacrime agli occhi, ma lo facciamo perché abbiamo raccolta e conserviamo sempre viva la bella testimonianza di questo grande sacerdote e maestro, il quale, a voler parafrasare le parole di san Paolo, ha combattuto la sua buona battaglia e ha conservato intatta la fede ed ora non può che ricevere il premio meritato per la sua adamantina fedeltà.

Papa Giovanni XXIII ha scritto: «Oh, le mie preoccupazioni non vanno al di là della giornata. Al domani ci pensa la Provvidenza». Diceva anche «Il Signore sa che ci sono. E ciò mi basta».Certo che stiamo provando un grande vuoto e, nella nostra bella e difficile realtà di un popolo in cammino nella misteriosa storia della salvezza, ci sentiamo privati di don Antonio, pastore instancabile, intelligente predicatore e infaticabile uomo di carità, autentico testimone della vicinanza di Dio. E, proprio riconsiderando e riconoscendo il modo dignitoso con il quale don Antonio ha affrontato la sua malattia e la sua morte, non possiamo minimamente semplificare il tutto con l'immagine di una sconfitta, bensì dobbiamo gioire per il segno luminoso di una grande vittoria. Infatti don Antonio ci lascia una enorme e preziosa eredità che possiamo conservare nello scrigno indelebile delle ricchezze più care, più nobili e più familiari.

Simone Weil ci ammonisce: «Perché dovrei preoccuparmi? Non tocca a me pensare a me, a me tocca pensare a Dio. è affare di Dio pensare a me». Lacrime pietose e gioia spirituale, tristezza e consolazione si mescolano dunque oggi: il pianto della perdita, con la morte di don Antonio, di un vero amico, di un fratello maggiore, di una guida incomparabile si stempera nel sorriso del cuore fiducioso per il premio da lui giustamente raggiunto; l'amarezza della sua assenza è raddolcita dalla consolazione di avere un angelo protettore in più nel cielo, in un misto che solo con la fede di chi crede ed adora il Cristo, crocifisso e risorto, si spiega e si sublima. La nostra gioiosa speranza ci rende così sereni e contenti, anche se la nostra è ancora e solo la contentezza dei pellegrini, di coloro che ancora camminano e sperano, perché siamo completamente colmi di speranza e a Dio ci affidiamo, pur confidando nella solidarietà dei fratelli di fede che Dio stesso ci ha donato.

E potremo dire alla magnificenza del giorno più lungo che non siamo e non saremo mai più schiavi della morte bendata e smunta, fiera e arcigna, ma completamente impotente di fronte alla risurrezione finale. E, senza paura, continuiamo a sperare e a camminare, a camminare sperando, pur dovendo ogni tanto asciugarci l'un l'altro le lacrime della solitudine e del dolore, per insistere e per saperci confortare con la gioia della fede.

Santa Teresa d'Avila diceva: «Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia». Don Antonio ci ha spesso esortato in questi termini "Quel che importa è riferirsi sempre a Cristo,Crocifisso e Risorto, Pastore e Maestro, Salvatore e Redentore delle nostre anime. Occorre non dimenticare che «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8). Occorre darsi tutto e solo a Lui, a Lui solo, in Lui noi tutto ritroviamo. Lui solo ci basta!". Anime assetate di eternità dovremmo sentirci, non più sospese nell'abisso, non più prigioniere del tempo, ma, lanciate dall'amore, pronte a salpare verso l'infinito

Veramente un grazie di cuore al carissimo don Antonio per averci esortato con queste illuminanti parole! Lui solo basta! Cristo solo ci basta, perché in Lui noi troviamo tutto. E noi siamo più che sicuri che don Antonio, nel regno della verità e della pace, ora sta pregando per questa santa Chiesa di Trivento affinché essa non anteponga mai nulla a Cristo e in Lui solo trovi tutto.

Dag Hammarskjoeld, il primo segretario generale all'Onu, chiudeva il suo diario con queste parole rivolte a Dio: «A ciò che è accaduto, il mio grazie. A ciò che accadrà, il mio sì». Perciò, in questa occasione della morte di don Antonio, risuoni sempre incrollabile per noi questa assoluta ed esaltante certezza: "Il Signore è il nostro pastore: su pascoli erbosi ci fa riposare, ad acque tranquille ci conduce. Ci rinfranca, ci guida per il giusto sentiero, e anche se a volte camminiamo in una valle oscura, non temiamo alcun male, perché Egli è sempre con noi" (cfr. Salmo 22).

Don Mimì Fazioli

di don Mimì FazioliTrivento (CB), 21 giugno 2009

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