Riflessioni
A Reggio Calabria per scrivere un’agenda?
Il lavoro della 46^ settimana sociale dei Cattolici italiani a Reggio Calabria si è articolato in momenti di intensa preghiera, ma anche in altri di corpose e solide relazioni delle assemblee plenarie, di confronto e di discernimento nei cinque gruppi tematici, di testimonianze concrete del lavoro dei cristiani sui territori delle chiese locali nel mondo sociale, economico, educativo e politico.
Milleduecento delegati e tanti invitati si sono spesi come cittadini consapevoli, responsabili ed impegnati in un lavoro di quattro giorni per tentare appunto di costruire quell’agenda di problemi prioritari del Paese con tentativi di soluzione agli stessi venuti da contributi di idee di spessore davvero molto alto.
Peccato che, come al solito, l’opinione pubblica, a parte l’impegno del quotidiano Avvenire e dell’emittente TV2000, non abbia ricevuto un’informazione sufficiente ed adeguata su un evento di grande importanza per il futuro dell’Italia in un momento davvero difficile.
Nella difficoltà di sintetizzare tutte le relazioni tenute ed il lavoro di analisi fatto nelle assemblee tematiche, per i quali rimandiamo al sito www.settimanesociali.it, cercheremo di schematizzare i temi più rilevanti che secondo noi sono emersi durante il convegno.
Nella prolusione del cardinale Bagnasco si è sottolineato come il terreno dell’unità nell’azione politica dei cattolici debba affondare le sue radici in un’antropologia derivante dal Vangelo ed in quei principi non negoziabili che egli ha individuato nella difesa della vita, della famiglia, della libertà educativa e religiosa, alle quali forse andrebbe aggiunta quella della giustizia sociale; se è vero infatti, come egli ha sostenuto, che non siamo monadi, come vorrebbe l’impronta individualista della cultura dominante, ma chiamati all’impegno ed alla relazione costruttiva con gli altri, è fondamentale richiamare l’attenzione sul fatto che senza i principi delle pari opportunità, dell’uguaglianza e della giustizia nella società non riusciremmo a rendere reale la caritas come criterio della condivisione. È chiaro, tuttavia, come il cardinale ha sostenuto, che ai cattolici non si può domandare solo il servizio della carità, come taluni pretenderebbero, chiedendo invece loro l’afasia su altri versanti fondamentali, perché questo significherebbe tradire l’uomo e Dio.
L’intervento molto applaudito del prof. Diotallevi, nel delineare la possibile declinazione del bene comune, è partito da una visione molto chiara di quelle che egli ha chiamato “dinamiche divaricanti non adeguatamente riconosciute ed affrontate” che stanno spingendo il nostro Paese verso la frammentazione a livello sociale, territoriale e generazionale, mentre noi abbiamo bisogno di indirizzarlo alla costruzione di una comunità solidale., dove le condizioni della vita sociale siano costruite al servizio pieno della dignità della persona umana.
Altro intervento di enorme spessore è stato quello del rettore dell’Università cattolica di Milano, prof. Ornaghi, il quale ha parlato di una sorta di spaesamento dei cattolici come in genere degli Italiani rispetto alla stagnazione della politica che non riesce più a risolvere i problemi del Paese; per questo il disinteresse per la cosa pubblica, che lui ha definito atteggiamento di controdemocrazia, non può essere tollerato in un sistema di democrazia piena, altrimenti si va incontro alla frammentazione personalistica del potere ed al consolidamento delle oligarchie con la conseguente caduta sempre più vertiginosa della rappresentatività che noi invece dobbiamo rafforzare anche con le diverse forme di associazionismo nate nel mondo cattolico. Egli ha concluso sostenendo che i cattolici hanno bisogno di un impegno non chiuso sul presente, ma aperto al futuro e soprattutto non frantumato, altrimenti, più che contare nella società, saranno solo contati.
Forse il relatore più seguito ed applaudito è stato il prof. Giuseppe Savagnone che ha infiammato letteralmente la platea dei delegati parlando con chiarezza e coraggio della lotta alla criminalità, come della necessità di un grande progetto educativo fondato su una pastorale profondamente rinnovata e capace di portare i cattolici a stili di vita coerenti con la parola di Dio. Tra l’altro egli ha anche sostenuto con forza che un evento simbolico come le settimane sociali deve avere delle ricadute nelle chiese particolari dove c’è la necessità di rendere il Vangelo lievito di cambiamento.
Una delle grandi novità di questa settimana sociale sono state le assemblee tematiche nelle quali i delegati delle 180 diocesi hanno potuto confrontarsi liberamente sui temi del mondo del lavoro, dell’educazione, dell’immigrazione, della mobilità sociale e della politica.
Certo i tre minuti a disposizione di ogni intervento erano davvero pochi e sarebbe opportuno in futuro aumentare questi spazi seminariali che possono diventare il valore aggiunto per le settimane sociali.
L’eliminazione del lavoro sommerso e dell’evasione fiscale, misure contro la precarietà, il rinnovamento e l’arricchimento del sistema educativo e della ricerca culturale, la lotta ad ogni forma di corruzione e la valorizzazione del merito, nuovi percorsi per l’inclusione degl’immigrati senza assistenzialismo, la cittadinanza ai figli degli stranieri, l’eliminazione dei privilegi e la promozione del merito, la difesa della Costituzione, il rinnovamento della legge elettorale ed un’apertura al federalismo sono state le linee venute dai gruppi di studio perché il Paese possa incamminarsi sulla strada di uno sviluppo positivo sul piano della realizzazione di una democrazia reale e di un progresso economico capace di dare benessere ad ogni cittadino.
Sabato pomeriggio si è avuto quello che, a sentire gli umori dei delegati, è stato forse il momento più interessante e bello.
Con servizi di TV2000 e testimonianze dirette di protagonisti nel teatro “F.Cilea” si è avuta la presentazione di tante esperienze che il mondo cattolico mette in atto sul territorio delle chiese locali per venire incontro alle necessità umane delle popolazioni locali. Il racconto di queste esempi di solidarietà è stato assai arricchente per una assemblea che poi dovrebbe farne lievito per costruire il bene comune in ogni realtà locale e nella collettività nazionale.
Come delegati della diocesi di Trivento abbiamo partecipato ai lavori della quinta assemblea tematica impropriamente denominata “Completare la transizione istituzionale”, nella quale tra l’altro si è avuta la presenza attiva di numerosi parlamentari
Dopo un’introduzione del prof. Luca Antonimi, prevalentemente dedicata all’esame delle fasi del riformismo in Italia, alle proposte di riforme costituzionali, agli aspetti critici dell’attuale sistema democratico ed alle ipotesi di federalismo, un confronto serrato nell’affollatissima sala ha posto all’attenzione del gruppo di studio temi davvero di grande attualità quale quello della necessità della difesa della Costituzione, di una riforma elettorale nazionale e regionale capace di dare ad ogni livello reale scelta al cittadino, di sostenere la rappresentatività anche delle differenze e di eliminare ogni tipo di lista bloccata.
Tanti hanno chiesto di rimuovere privilegi, di eliminare i conflitti di interesse per chi si occupa di Res Pubblica ed i cumuli di funzioni e costi scandalosi della politica. Molti interventi hanno auspicato la semplificazione burocratica a livello di istituzioni ed enti con l’abolizione di taluni come le province, la contrazione del numero dei parlamentari e la forte riduzione degli sprechi di spesa a partire dagli emolumenti per ogni tipo di delega, da quella dei deputati e senatori fino a quelle degli amministratori locali.
Sulla questione dell’equità fiscale c’è stata la richiesta dell’allargamento della no tax area e l’introduzione del quoziente familiare.
Sul tema del federalismo si sono avute posizioni possibiliste nella linea di un’apertura all’autonomia, ad un fisco locale capace di incidere nella lotta agli sprechi, ma collegando la riforma su linee di solidarietà e di sussidiarietà verticale ed orizzontale; molti, al contrario, hanno manifestato nel merito grandi perplessità non solo legate ai rischi per l’unità del Paese, ma anche all’indeterminatezza della riorganizzazione della fiscalità ed alla mancanza di chiarezza circa i costi di una tale operazione per il bilancio pubblico proprio in un momento di grave crisi economica.
La relazione conclusiva, un po’ come il documento preparatorio, si è mantenuta sul generico forse proprio per rispettare anche le diverse posizioni emerse nel corso del confronto.
Non viene, dunque, se non su qualche aspetto, una posizione chiara ed articolata del mondo cattolico circa il quadro istituzionale rispetto alla forma di Stato possibile da realizzare nei prossimi anni e forse non era Reggio Calabria la sede giusta per raggiungere un tale obiettivo.
Noi pensiamo, tuttavia, che il comitato scientifico ed organizzatore delle settimane sociali debba lavorare per creare dei forum permanenti che in tempi ragionevolmente accettabili siano capaci di disegnare un tale progetto legato alla forte tradizione democratica, solidaristica e partecipativa del mondo cattolico. È ciò che auspichiamo e che lanciamo come proposta.
Per ciò che riguarda la diocesi di Trivento, durante i giorni di nostra presenza a Reggio Calabria abbiamo accolto con grande gioia la proposta del nostro vescovo, mons. Domenico Angelo Scotti, sulla scia del lavoro preparatorio per la settimana sociale già tenuto nella chiesa locale, di organizzare qualche incontro diocesano per far rifluire tra tutti i cristiani i temi discussi a Reggio Calabria ed arrivare nella prossima primavera alla programmazione di un convegno promosso a livello di conferenza episcopale abruzzese e molisana.
In tal modo dimostreremo che al termine della 46^ settimana sociale non si è scritta solo un’agenda di problemi del Paese, ma si sono poste le basi per un serio lavoro di elaborazione culturale e politica al quale tutti noi cattolici vogliamo dare un contributo attento e responsabile.
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di Umberto Berardo21 ottobre 2010