Gli spalatori nel fango della martoriata Liguria | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Gli spalatori nel fango della martoriata Liguria

Gli spalatori nel fango della martoriata Liguria Di questo umido, piovoso e freddo novembre mi resta, oltre un leggero velo di tristezza, la gioia, tanta gioia come se il tempo si fosse fermato mentre ho guardato la luna, questa luna pallida di nebbia che stasera mi ha salutato e mi ha permesso di incominciare a sognare, di ricominciare a sperare...

Non mi posso sentire un ladro, anche se voglio rubare un sorriso, se tento di rubare la felicità, perché anch’io vorrei donare un gesto d’Amore a chi soffre, vorrei regalare un abbraccio di pace a chi ha perduto la casa, vorrei dare una mano a quegli angeli del fango che la domenica l’hanno passata a spalare la melma, ed ora sono tornati a casa con le mani gonfie di fatica e con il cuore pieno per la Gioia che hanno saputo donare.

Eppure nonmi resta che chiedere perdono perché io non mi sono fatto dono come quegli anonimi spalatori che ho ammirato alla televisione.
Proprio In questo mondo di guerra e violenza quanti fiori di giovani piangono e sono recisi dalle avverse forze della natura e per la imprevidenza degli uomini... Eppure le immagini di tanti volontari sono come la fresca rugiada che ravviva i colori e i profumi: ci sono giovani meravigliosi capaci di eroico altruismo, di generosa solidarietà e di slanci di abnegazione.
Eppure noi continuiamo a fare di tutta un’erba un fascio, a giudicare e a condannare, a credere che ormai tutto è irrecuperabile, la gioventù è bruciata, mentre invece ancora la rugiada dell’ottimismo ci aiuta a levare la polvere dei pregiudizi e delle prevenzioni infondate

Il mio futuro, il nostro futuro, il futuro del mondo non può essere nero se guardiamo avanti, se abbiamo piena fiducia in questi giovani... Il futuro sarà sempre più incerto se continuiamo conla tiritera dei nostri lamentosi e sterili salti elogiativi del passato...

Chiudiamo il sipario sulle cose passate: lo spettacolo di quell’era felice è tramontato, non possiamo recitare il ruolo dell’artista ormai è stanco che si ritira sfinito e nostalgico nel suo camerino pieno di ricordi.
Il pubblico cerca ancora una luce sul palcoscenico della vita quotidiana, qui dobbiamo saper recitare, proprio nella vita concreta, vivendo il Vangelo in prima persona, interpretando il ruolo del Buon Samaritano… facendo sognare un mondo diverso, dove il copione racconta l’amore e invita alla speranza.

Presto ci sarà ancora una recita nella quale ognuno di noi sarà il protagonista, ma senza alcuna maschera, solo ciascuno con la propria faccia, dolce e incantevole, piena di un sorriso di festa, invito alla dolce compagnia.

Non è un’illusione: Cristo è il vero regista, il sovrano maestro, e ogni persona può esserne l’attore più bravo
E non c’è bisogno di fermare il tempo, di fuggire nel passato o evadere nel futuro...

Basta solo fermarsi nel tempo e, mentre scorrono le ore e i minuti, saper condividere il dolore degli altri e gioire dell’aiuto donato generosamente a chi proprio non se lo aspettava.don Mimì FazioliTrivento (CB), 7 novembre 2011

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