News
Secondo anniversario della morte di Mons. Elreo Petti

Il nove luglio Mons. Elreo Petti, nel secondo anniversario della sua morte, sarà ricordato nella preghiera almeno in tre paesi: Casalciprano, Salcito e Trivento.
A Casalciprano, paese di origine e che egli ha servito per lunghissimi anni, prima come parroco e poi come parroco emerito, fedele nella celebrazione quotidiana e nel dispensare la Parola. Durante la settimana lui si leggeva attentamente le letture della domenica seguente, preparava accuratamente l’omelia, servendosi di commentatori preferiti (mons. Paglia, mons. Sceppacerca ed Ermes Ronchi) e la domenica non diceva mai parole vuote, ma distribuiva pensieri profondi ricchi di mille riflessioni personali.
A Salcito ancora lo ricordano con affetto e con rimpianto: è stato il parroco custode geloso delle tradizioni religiose e che ha accompagnato i fedeli nel duro cammino dell’emigrazione interna verso Roma; ivi è stato il sacerdote che conosceva tutti e da tutti era sempre rispettato ed amato.
A Trivento ha lasciato il segno, cioè un solco profondo di testimonianza e di dedizione: più che ottantenne, fino a dieci giorni prima della sua dolce e santa morte, ogni mattina arrivava da Casalciprano per la presenza e il disbrigo delle pratiche matrimoniali in Curia, prezioso collaboratore del Vescovo. Ma, in passato e per tantissimi anni, è stato il valente professore di matematica e d’italiano presso il Seminario Vescovile(in merito si può leggere la riflessione del 13 luglio 2010 sul sito della Diocesi), il dinamico professore di religione presso il Magistrale, il paterno e misericordioso confessore nei due Convitti e maschile e femminile, l’animatore musicale dei gruppi giovanili.
Credo che, come sia utile tornare con la memoria ai tanti esempi di bravi preti che abbiamo incontrato nel corso della nostra vita, la sintesi dell’esempio lasciato da don Elreo, come da ogni altro parroco del resto, è il fatto che lui è stato sempre presente e sempre disponibile, pronto a confessarti e persino a prestarti la macchina, quando rimanevi in panne con la tua, e ci ha insegnato che cosa significhi vivere in Dio, con Gesù e per i fratelli, lasciandoci dolci esempi di vera dedizione.
Qualche tempo fa, Vittorio Messori, parlando dei sacerdoti, ha espresso la sua gratitudine per questi uomini che, - nonostante le umane mediocrità e le inevitabili fragilità, - «tengono aperte le infinite chiese del mondo, dove si celebrano le messe di ogni giorno e quelle per le tappe fondamentali della vita di ciascuno: battesimi, matrimoni, funerali. Chiese dove talvolta c'è anche il dono - ché tale è - di un vecchio confessore che attende paziente per renderci certi, se solo lo vogliamo, del perdono di Cristo; dove ci sono panche, penombra e fiori, silenzio, lumini accesi, anche opere d'arte, se l'edificio è antico; dove, forse, è restato persino un sentore di incenso; dove chiunque può entrare, restare quanto gli aggrada, pregare o pensare o anche solo sostare senza che nessuno gli chieda conto del suo essere lì o lo importuni, perché non si è tolto le scarpe o non si è calcato lo zucchetto in testa o non ha uno scialle sulle spalle... Ho affetto, stima e direi pure tenerezza per gli uomini che chiamo "feriali", di una Chiesa anch'essa feriale».
Ripensare al tempo trascorso insieme a don Petti è come recuperare una bella immagine cara, certamente ancora tutta idilliaca della figura sacerdotale. C’è oggi abbastanza bisogno di tornare a stupirci per il miracolo di una Chiesa cosiddetta «feriale», fatta di "preti semplici e santi" che, quotidianamente, agendo in persona Christi, ci donano i sacramenti aprendoci la via alla santità e facendoci il dono della grazia.
Proprio così, lui, mons. Elreo Petti, nonostante i suoi begli anni, ogni giorno c’era per tutti, in ufficio la mattina e il pomeriggio in parrocchia, pronto ad aspettare e a confortare, senza cadere mai nella trappola di trasformarsi né in un presbitero esteta della perfezione rituale (con la mania dei paramenti old stile e con la moda dei ricercati pizzi e merletti, come se risiedesse tutto lì l'autentico spirito della liturgia), né in un sacerdote dallo stile di manager perfetto, capace di organizzare e di gestire un po’ troppo da lontano la propria parrocchia.
Una vita quella di don Petti dedicata tutta alla sua chiesa, anche a quella fatta di pietra e che domina la vallata verde del pigro Biferno, e che desiderava tanto che si riaprisse: un magnifico edificio con il suo bel campanile che indica il cielo ed è pur sempre, diceva spesso, una tormentata preghiera di pietra per le donne e gli uomini del suo minuscolo gregge.
Ora egli è nel regno del silenzio e della pace e noi che lo ricordiamo eleviamo un inno di lode e di ringraziamento al Signore per lui che si definiva un "servo inutile", ma che per noi è stato indimenticabile esempio di una vita che si è abbandonata completamente nelle mani di Dio.
Altri riferimenti sul sito:
Anniversario della morte di mons. Elreo Petti
Pubblicato il 8 Luglio 2011
In ricordo di don Petti
Pubblicato il 13 Luglio 2010
È morto il sacerdote Mons. Elreo Petti
Pubblicato il 9 Luglio 2010
RICORRENZA GIUBILARE: Mons. Petti, Mons. Di Giacomo e Mons. Santangelo celebrano il sessantesimo di sacerdozio
Pubblicato il 20 Luglio 2007
Ufficio comunicazioni socialiTrivento, 8 luglio 2012