Domenica 24 agosto | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 24 agosto

Liturgia: Is 66, 18b-21; Sal 116; Eb 12, 5-7.11-13; Lc 13, 22-30Domenica 24 agosto

Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

La salvezza è una porta e c'è lotta per entrarci. Passa chi dice di averne bisogno, si sente peccatore e accetta il perdono di Dio; resta fuori chi si sente sicuro e appagato dei propri meriti. Gesù è la porta: larga per la misericordia e stretta per l'egoismo e la presunzione. Nessuno si salva con le proprie forze (in questo senso la porta è strettissima); tutti lo siamo per l'amore del Padre, che è infinito. La salvezza si riceve in dono, basta invocarla col cuore aperto. L'umiltà è l'altro nome della porta della salvezza. Il problema non è sul numero dei posti disponibili – ce n'è per ognuno – ma sul tempo per decidersi ad entrare, che è poco.

Il Signore è in viaggio verso Gerusalemme. Una direzione spirituale più che geografica: seguirlo è camminare verso la sua e nostra Pasqua. Probabilmente qui si mostra un altro significato del fatto che la porta della salvezza è stretta. La salvezza è stretta perché solo Gesù è la porta per accedervi. Significa che ci si salva solo in Lui e per Lui, ma anche che, dovunque arriva la salvezza, lì è il Signore Gesù. Non conta la curiosità di sapere quanti si salvano. Non tutto Israele; non pochi; ma molti verranno da tutti i popoli.

La porta stretta è quella della fede, dell'umiltà, della preghiera umile e fiduciosa e del servizio agli altri. Lottare per entrare è lottare per aprire il cuore duro e orgoglioso, per essere umile, per pregare con perseveranza. Desiderare ardentemente la propria conversione, cercarla sinceramente. È sentirsi perduti e tuttavia sperare. "Stare nell'inferno senza disperare" (Silvano del Monte Athos). Anzi dire con San Paolo «Quando sono debole è allora che sono forte». Quando entro nella porta stretta della fede e dell'umiltà, trovo la porta larghissima della misericordia di Dio.

Quanti sono gli scampati, quelli che si salvano? I giudei erano parecchio pessimisti nei confronti della salvezza eterna. Uno di loro ha scritto: "L'Altissimo ha creato questo mondo per amore di molti, ma quello futuro per pochi". Come dire: sono più quelli che si perdono di quelli che si salvano.

Gesù non entra nella discussione, ma spinge a prendere la decisione di entrare per la porta stretta che dà accesso alla sala del banchetto, il paradiso. Quanti troveranno e prenderanno posto? Bisogna affrettarsi, perché il tempo è corto e sforzarsi perché il varco è stretto.

Gesù non ha chiesto flagellazioni e digiuni esasperati, ma che per andare dietro a lui bisogna prendere la propria croce quotidiana e sono molti quelli che non ci riescono. Non ce la fanno ad essere puri, poveri, misericordiosi, portatori di pace, miti, cercatori di giustizia e capaci di portare l'ingiustizia. Più facile restare mediocri, in luoghi larghi e comodi dove tutto è permesso, piuttosto che stretti e potati, come viti pronte a dar frutto. Questa è la sola legge della vita perché lo è dell'amore.

La salvezza non è scontata per nessuno. Sentirsi dire – Dio non voglia! – non ti conosco, è il massimo della solitudine disperata, l'amarezza di non poter più amare, avendone avuto possibilità e occasione. Un tormento senza fine. Non è lui che ha chiuso la porta; siamo noi che dobbiamo entrare per quella giusta, la stretta. C'è da crederci e da provarlo, già ora, ogni volta che si riesce a portare un po' la croce di ogni giorno. Per amore, solo per amore.

La porta è Gesù. In lui il regno di Dio – il paradiso! – si manifesta e si compie, la sua morte e la sua risurrezione sono salvezza. La sua piaga di crocifisso risorto è la porta stretta. Certo, è difficile comprendere questa scelta esclusiva della fede cristiana rispetto alle molte vie religiose degli uomini di oggi. Eppure è incancellabile tutta la struttura della fede ebraico-cristiana, per la quale nessuno si salva per vie sue, ma tutti e ciascuno siamo salvati dall'unico Signore e Salvatore, Gesù il Cristo. Lo stesso vangelo di oggi apre alla speranza perché vede entrati non solo gli antichi profeti, ma anche folle dell'oriente e dell'occidente, del nord e del sud del mondo – tutte le direzioni della storia – le quali tutte, alla fine, si troveranno di fronte all'unico Signore della storia.

La porta è stretta non perché impossibile da varcare, ma perché è l'unica per tutte le moltitudini, anche quelle lontane o allontanate. Preziosa, allora, la virtù della sentinella che vigila e vede venire il Signore, unico Salvatore, ogni giorno. Insieme alla sua pena e alla sua speranza.

Mons Angelo Sceppacerca24 agosto 2025
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